Con il termine di amianto (dal greco amiantos: incorruttibile) o asbesto vengono indicati una serie di circa 30 minerali naturali a struttura fibrosa che si originano con una trasformazione idrotermica e dinamica da rocce madri non necessariamente fibrose.
Gli amianti che rivestono un interesse commerciale sono classificabili sostanzialmente in due gruppi e sei tipi di minerali:

  • Il serpentino (crisotilo);
  • Il gruppo degli anfiboli (crocidolite, amosite, antofillite, tremolite e actinolite).

Dal punto di vista normativo la definizione di amianto è data dal D.L. n.277/91 art.23 punto 1 in cui con il termine amianto vengono designati i seguenti silicati fibrosi:

  • Actinolite (n. CAS 77536-66-4);
  • Amosite (n. CAS 12172-73-5, amianto bruno);
  • Antofillite (n. CAS 77536-67-5);
  • Crisotilo (n. CAS 12001-29-5, amianto bianco);
  • Crocidolite (n. CAS 12001-28-4, amianto blu);
  • Tremolite (n. CAS 77536-68-6).

Gli amianti sono dei silicati ove il biossido di silicio rappresenta circa il 50% della composizione, mentre la percentuale degli altri costituenti come l’ossido di ferro, l’ossido di magnesio, etc. è variabile.

Si tratta di silicati di magnesio idrati, disposti in catena, salvo la crocidolite che è un silicato di sodio e di ferro.

Il crisotilo è un silicato di magnesio e appartiene alla classe del serpentino, le altre varietà sono silicati di calcio, ferro e magnesio classificabili nel gruppo degli anfiboli.

Una volta separato dalla roccia madre, l’amianto dà un materiale dalla caratteristica struttura fibrosa: esistono alcune differenze di struttura tra serpentino e anfiboli e possono presentarsi in fibrille isolate oppure in fasci di fibre. Il crisotilo è costituito da fibre circonvolute, di lunghezza variabile fino a 5 cm e diametro compreso tra 0,7 e 1,5 micron mentre quelle di crocidolite possono raggiungere anche gli 8 cm.

 

L’ amianto, usato per lo sfruttamento industriale, possiede le seguenti caratteristiche:

  • Assenza d’infiammabilità ed elevata resistenza al calore;

  • Resistenza agli attacchi di aggressivi chimici (acidi/basi);

  • Resistenza elettrica;

  • Filabilità;

  • Flessibilità;

  • Proprietà fonoassorbente.

La sua natura fibrosa è alla base delle proprietà tecnologiche, ma anche delle caratteristiche di rischio essendo essa causa di gravi patologie a carico prevalentemente dell’apparato respiratorio.

La pericolosità consiste, infatti, nella capacità che i materiali di amianto hanno di rilasciare fibre potenzialmente inalabili ed anche nella estrema suddivisione a cui tali fibre possono giungere.

Una fibra è una struttura allungata e sottile, a prescindere dalla sua origine o composizione, con i lati paralleli che la fanno distinguere dalla polvere e dai frammenti irregolari di minerali o di materiali.

E’ necessario però specificarne la lunghezza minima e il minimo rapporto d’allungamento (il minimo rapporto tra lunghezza e diametro, o larghezza) in modo da definirla compiutamente.

L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito, insieme ad altre proprietà, una fibra come una particella di lunghezza superiore a 5 µm (O.M.S., 1985).

La prevalente opinione scientifica, ripresa anche dall’EPA (Environmental Protection Agency) e altre agenzie statunitensi, concorda su una lunghezza minima di 5µ e di un rapporto di allungamento minimo di 3:1, anche se diversi studi indicano un rapporto minimo di 5:1 come la migliore caratterizzazione delle fibre, anche dal punto di vista della ripetibilità delle misure tra laboratori.

Le fibre respirabili sono tutte quelle che possono essere inalate e penetrare nella profondità dei polmoni. Come già accennato, per l’O.M.S., “… una fibra è definita da una lunghezza superiore od uguale a 5 µ e da un rapporto di allungamento (L : D) maggiore od uguale a 3 : 1”.


Fibre con diametri inferiori a 3µ sono da considerare respirabili (O.M.S., 1985) ed alcuni studi concordano con la scarsa possibilità per fibre di diametro superiore a 3.5µ di penetrare sino al livello alveolare dei polmoni.
Riguardo alla lunghezza, è dimostrata scarsa influenza della stessa sul comportamento aerodinamico, ed è opinione diffusa che fibre di lunghezza superiore a 200 – 250µ siano troppo grandi per depositarsi nei polmoni e quindi non respirabili a tutti gli effetti; alcuni autori diminuiscono sino a 100µ il limite dimensionale per la deposizione polmonare.


Si definiscono
fibre regolamentate le particelle fibrose aventi le caratteristiche dimensionali: lunghezza maggiore di 5 micron, diametro inferiore a 3 micron, rapporto di allungamento (lunghezza/diametro) maggiore di 3 che ne determinano la maggiore pericolosità per la salute umana.

In base alla possibilità di rilasciare fibre i materiali contenenti amianto possono essere classificati in:

  • Friabili: materiali facilmente sbriciolati o ridotti in polvere con la semplice pressione manuale
  • Compatti: materiali duri che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere solo con l’impiego di attrezzi meccanici.

Per questa ragione il cosiddetto amianto friabile è da considerare più pericoloso dell’amianto compatto che per sua natura ha una scarsa o scarsissima tendenza a liberare fibre.


Per anni l’amianto, essendo un materiale versatile e a basso costo, ha avuto svariate applicazioni industriali e edilizie.

Alla fine degli anni ’60 si trovavano già in commercio oltre 3.000 prodotti contenenti amianto: edilizia, navi, serbatoi per l’acqua, freni per auto, guanti di protezione vagoni ferroviari, guarnizioni di ricambio per motori, tubi per acquedotti e fognature, canne fumarie, tessuti resistenti al fuoco, corde, schermi.

In quel periodo veniva inoltre incrementato l’utilizzo di amianto nell’edilizia, uso protrattosi per buona parte degli anni ’80.

I minerali di amianto denominati crisotilo, crocidolite e amosite sono quelli che nel tempo sono stati i più utilizzati. Nel nostro paese l’utilizzazione del crisotilo ha rappresentato il 75% della utilizzazione totale di amianto ed il 75% di tutto l’amianto usato è stato impiegato nel settore edilizio e delle costruzioni (sotto forma di fibrocemento).